Sanita': Malattie Reumatiche 'Fardello' Per Economia, Costano 4 Mld l'Anno

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    Alessandra

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    Azzano Decimo (PN)

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    Roma, 4 dic. (Adnkronos Salute) - Le malattie reumatiche sono un vero e proprio fardello per l'economia italiana. Incidono pesantemente sui costi dell'assistenza socio-sanitaria e rappresentano addirittura una minaccia per il bilancio economico del Paese. La spesa totale assorbita da queste patologie, infatti, ammonta a ben 4 miliardi di euro l'anno, di cui circa la metà - 1 mld e 739 mln di euro per l'esattezza - è rappresentato dalla perdita di produttività per circa 287 mila lavoratori. A fare i conti, calcolatrice alla mano, è una ricerca dell'Osservatorio Sanità e salute, presentata oggi a Roma in occasione del convegno 'Malattie reumatiche: disabilità, impatto sul lavoro e costi sociali'. Lo studio, guidato da Alessandro Ridolfi, docente di economia aziendale all'università Cattolica del Sacro Cuore, ha esplorato in maniera scientifica e per la prima volta i database dell'Istat, dell'Aifa e dell'Inps per analizzare l'impatto sociale ed economico delle principali malattie reumatiche, un vero e proprio incubo per oltre 5 mln di italiani. Calcolando sia i costi diretti (visite specialistiche, esami radiologici e di laboratorio, ricoveri, farmaci, eccetera), sia quelli indiretti, intesi come il 'costo sociale' sopportato dal sistema previdenziale a causa della perdita di giornate di lavoro, che ammontano a ben 23 milioni. A gravare maggiormente sul bilancio è, senza ombra di dubbio, l'artrite reumatoide, seguita dall'artropatia psoriasica e dalla spondilite anchilosante. Dei 5 mln di italiani alle prese con malattie reumatiche, sottolinea inoltre la ricerca, circa 734 mila sono colpite da forme croniche. "Da economista - spiega Ridolfi - mi soffermo con maggiore preoccupazione sugli aspetti economici e finanziari della questione. Ma da uomo e cittadino non posso trascurare le conseguenze del disagio fisico di tali patologie. Si stima, infatti, che nel 10% dei casi si arrivi a uno stato di invalidità permanente dopo solo due anni dall'insorgenza, e nel 30% e 50% rispettivamente dopo 5 e 10 anni". Per migliorare la qualità di vita e dare una sforbiciata ai costi, la strada maestra appare quella della diagnosi precoce. Con una rapida e corretta impostazione terapeutica - spiegano gli esperti riuniti all'incontro capitolino - ottenuta grazie a una diagnosi nei primi 3-6 mesi, più del 50% dei malati potrebbe raggiungere una remissione stabile della patologia, grazie all'impiego di farmaci biologici. "Un'attenta valutazione costi/benefici da parte del Ssn - osserva Ridolfi - lascerebbe spazio per l'uso di molecole innovative sicuramente più costose, ma altrettanto efficaci e capaci di ridurre significativamente l'onere generale che grava sul sistema, senza tralasciare l'enorme miglioramento in termini di qualità di vita per il paziente". "Il quadro che emerge da questa ricerca - aggiunge Cesare Cursi, presidente della Commissione Industria, commercio e turismo del Senato - è davvero allarmante, oltre ogni previsione. Voglio davvero augurarmi che, a partire da questo studio, si possano sensibilizzare le Istituzioni, gli operatori del Ssn e l'industria farmaceutica a concentrare ogni possibile sforzo per l'analisi fattiva di questa grave situazione".

    Fonte: http://it.notizie.yahoo.com/7/20081204/thl...-6a24347_1.html
     
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